Si percorre, dunque, all'inverso il cammino che Francesco percorse, dopo aver compiuto il gesto profetico di spogliarsi di ogni proprietà davanti al vescovo di Assisi. Lungo questa strada egli si proclamò "araldo del gran Re" di fronte ai briganti che lo malmenavano. Giunse in un monastero, dove fu accolto con riluttanza e fu messo a fare lo sguattero in cucina.
La tappa di oggi, in continuo saliscendi, comporta notevoli dislivelli.
Dopo qualche chilometro iniziale, si cammina a lato della strada Assisana, in sede protetta. Superato Ponte d'Assi, si imbocca una strada secondaria che sale dolcemente e si pervie su un crinale; di lì si prosegue lungo la valle del fiume Chiascio e
dopo qualche chilometro si previene all'abbazia di Vallingegno e alla vicina chiesetta di Santa Maria delle Grazie, dove si conserva un quaderno con le memorie dei pellegrini.
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Abbazia di Vallingegno |
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San Pietro in Vigneto |
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Chiesa di Caprignone |
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Castello di Biscina |
Il percorso che abbiamo seguito oggi non termina a Valfabbrica, ma al Castello di Biscina.
Abbiamo concordato con Cecilia per il prosieguo del nostro Cammino "assieme".
Mentre Tina e io proseguiremo a piedi, Cecilia da Gubbio si recherà ad Assisi con autobus (di fatto preferirà andare in taxi) per recuperare la nostra automobile e con essa raggiungerci alla sosta di metà giornata e a sera nella località dove abbiamo prenotato l'alloggio per la notte.
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Nei pressi della Vittorina |
Secondo la tradizione, riportata dai Fioretti, proprio in questo luogo Francesco ammansì il lupo. Una volta edificata la chiesa gli fu concessa ed egli vi istituì la prima comunità francescana di Gubbio.

La giornata è calda e la tappa si rivela molto noiosa, specie nelle prime ore della mattinata.
Dopo circa quattro ore di cammino in un bosco di conifere incontriamo un'edicola dedicata alla Madonna delle grazie, presso la quale i pellegrini usano lasciare qualcosa in loro memoria.
Cerchiamo invano dell'acqua nei dintorni, dal momento che il nostro libro/guida ce la segnalava (la sorgente butta acqua a gocce, probabilmente anche inquinata...). Durante la breve sosta si ferma un'automobile che scende sulla carrareccia: l'autista si presenta come il custode dell'eremo di San Pietro in Vigneto e ci avverte che l'eremo è chiuso, ma al suo ritorno, entro una mezz'ora, avremo la possibilità di avere dell'acqua.
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All'ingresso dell'eremo |
Riprendiamo il cammino e giunti all'eremo, dopo qualche minuto, torna il custode, il quale ci invita a entrare con lui.
Non avendo nulla per il pranzo gli chiediamo anche qualcosa da mangiare, oltre che l'acqua; Stefano ci invita a pranzare con lui.
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San Pietro in Vigneto |
Ci siamo intrattenuti con lui quasi quattro ore (tra preparativi per il pranzo, il pranzo, il nostro breve riposo pomeridiano e la visita all'eremo) e si è confidato con noi. Si tratta di una persona che nella vita ha fatto diverse esperienze, non soltanto in campo lavorativo.
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Tina e Stefano |
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Sulla porta d'ingresso |
Eravamo in procinto di tornare sul cammino quando Cecilia ci fa un'improvvisata: ci raggiunge con l'automobile sin lassù. Naturalmente ci alleggerisce notevolmente gli zaini, per cui percorriamo gli ultimi otto chilometri con pochi chili sulle spalle.
All'arrivo all'agriturismo di Torre di Biscina Cecilia ci attenda già da un po' di tempo.
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