Diario della settima giornata: da Gubbio a Torre di Biscina

29 agosto: da Gubbio a Torre di Biscina

Si percorre, dunque, all'inverso il cammino che Francesco percorse, dopo aver  compiuto il gesto profetico di spogliarsi di ogni proprietà davanti al vescovo di Assisi. Lungo questa strada egli si proclamò "araldo del gran Re" di fronte ai briganti che lo malmenavano. Giunse in un monastero, dove fu accolto con riluttanza e fu messo a fare lo sguattero in cucina.
La tappa di oggi, in continuo saliscendi, comporta notevoli dislivelli.
Dopo qualche chilometro iniziale, si cammina a lato della strada Assisana, in sede protetta. Superato Ponte d'Assisi imbocca una strada secondaria che sale dolcemente e si pervie su un crinale; di lì si prosegue lungo la valle del fiume Chiascio e 
dopo qualche chilometro si previene all'abbazia di Vallingegno e alla vicina chiesetta di Santa Maria delle Grazie, dove si conserva un quaderno con le memorie dei pellegrini.
Abbazia di Vallingegno
 Si sale in mezzo a boschi di conifere e si arriva, a circa metà del cammino odierno all'eremo di San Pietro in Vigneto.

San Pietro in Vigneto
La carrareccia diventa sconnessa e ciottolosa. Si arriva al guado di un torrente e inizia una salita con forte pendenza, al termine della quale si raggiunge la chiesa di Caprignone.
Chiesa di Caprignone
Guadato di nuovo il torrente continua la ripida salita su uno stretto sentiero, al termine del quale si raggiunge la strada asfaltata e proseguendo oramai in piano si raggiunge il Castello di Biscina.

Castello di Biscina

La tappa odierna, assieme alla prossima, segue il percorso del "sentiero francescano della pace", creato per il giubileo del 2000, che ripercorre le tappe  di Francesco da Assisi a Gubbio, quando fuggì dalla sua città, dopo aver rinunciato alla sua antica vita.
Il percorso che abbiamo seguito oggi non termina a Valfabbrica, ma al Castello di Biscina.



Abbiamo concordato con Cecilia per il prosieguo del nostro Cammino "assieme". 
Mentre Tina e io proseguiremo a piedi, Cecilia da Gubbio si recherà ad Assisi con autobus (di fatto preferirà andare in taxi) per recuperare la nostra automobile e con essa raggiungerci alla sosta di metà giornata e a sera nella località dove abbiamo prenotato l'alloggio per la notte.
Nei pressi della Vittorina
Siamo partiti presto dal monastero di Sant'Ubaldo, scendendo verso Gubbio per una sentiero  molto scosceso; attraversata la città, abbiamo ripreso il nostro cammino segnalato presso la chiesa di Santa Maria della Vittoria o La Vittorina, dedicata alla vittoria sui saraceni. 
Secondo la tradizione, riportata dai Fioretti, proprio in questo luogo Francesco ammansì il lupo. Una volta edificata la chiesa gli fu concessa ed egli vi istituì la prima comunità francescana di Gubbio.
Una volta edificata, la chiesa gli fu concessa ed egli vi istituì la prima comunità francescana di Gubbio.

La giornata è calda e la tappa si rivela molto noiosa, specie nelle prime ore della mattinata. 
Dopo circa quattro ore di cammino in un bosco di conifere incontriamo un'edicola dedicata alla Madonna delle grazie, presso la quale i pellegrini usano lasciare qualcosa in loro memoria. 
Cerchiamo invano dell'acqua nei dintorni, dal momento che il nostro libro/guida ce la segnalava (la sorgente butta acqua a gocce, probabilmente anche inquinata...). Durante la breve sosta si ferma un'automobile che scende sulla carrareccia: l'autista si presenta come il custode dell'eremo di San Pietro in Vigneto e ci avverte che l'eremo è chiuso, ma al suo ritorno, entro una mezz'ora, avremo la possibilità di avere dell'acqua.
All'ingresso dell'eremo

Riprendiamo il cammino e giunti all'eremo, dopo qualche minuto, torna il custode, il quale ci invita a entrare con lui.
Non avendo nulla per il pranzo gli chiediamo anche qualcosa da mangiare, oltre che l'acqua; Stefano ci invita a pranzare con lui.
San Pietro in Vigneto
Si rivela una persona davvero speciale. 
Ci siamo intrattenuti con lui quasi quattro ore (tra preparativi per il pranzo, il pranzo, il nostro breve riposo pomeridiano e la visita all'eremo) e si è confidato con noi. Si tratta di una persona che nella vita ha fatto diverse esperienze, non soltanto in campo lavorativo. 
Tina e Stefano
Si è proposto come volontario per la custodia dell'eremo (al posto di un eremita che per più di 20 anni è stato lì e assieme a tanti volontari ha ristrutturato e ampliato l'eremo) perché intende "guardarsi bene dentro". Ci ha anche raccontato come sia riuscito a battere la concorrenza nella "gara" per l'assegnazione della custodia dell'eremo. Al Vescovo che gli chiedeva quale fosse il suo obiettivo nella ricerca del posto a San Pietro Stefano risponde che sarebbe stato totalmente appagato se uno solo dei pellegrini in transito gli comunicasse di aver respirato in loco un'aria di autentica spiritualità.
Sulla porta d'ingresso
Aperto all'accoglienza (a differenza dell'eremita che sino a luglio lo ha preceduto nella custodia dell'eremo), è molto sensibile alle esigenze di coloro che passano di lì, ma allo stesso tempo è rigido nei suoi giudizi, ritenendo che l'esigenza più grande di una vero pellegrino, e alla quale è urgente e necessario dover rispondere, sia quella spirituale.

Eravamo in procinto di tornare sul cammino quando Cecilia ci fa un'improvvisata: ci raggiunge con l'automobile sin lassù. Naturalmente ci alleggerisce notevolmente gli zaini, per cui percorriamo gli ultimi otto chilometri con pochi chili sulle spalle.
All'arrivo all'agriturismo di Torre di Biscina Cecilia ci attenda già da un po' di tempo.

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